L'esperto rispondeResponsabilità

DIRITTI/DOVERI DEI FIGLI MAGGIORENNI IN FAMIGLIA

La domanda

In base al diritto di famiglia, quali sono gli obblighi e i doveri dei genitori verso i figli maggiorenni che hanno ancora la residenza con lo stesso nucleo familiare? Viceversa, quali doveri/obblighi hanno i figli verso i genitori e il nucleo familiare?

L’impianto normativo riguardante la filiazione, ridisegnato dopo la riforma entrata compiutamente in vigore nel febbraio 2014, si compone di una parte (capo primo, titolo nono, del libro primo del Codice civile) in cui sono regolati la responsabilità genitoriale e i diritti e i doveri dei figli. Vi troviamo l’articolo 315-bis, che afferma il diritto di ogni figlio a essere mantenuto, istruito, educato e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni, il diritto di crescere in famiglia e di mantenere rapporti significativi con i parenti. E che afferma anche i doveri del figlio: egli deve rispettare i genitori e deve contribuire, in relazione alle proprie capacità, alle proprie sostanze e al proprio reddito, al mantenimento della famiglia, finchè convive con essa. Troviamo poi l’articolo 316-bis, che regola il concorso al mantenimento, prevedendo anche il versamento diretto di una quota dei redditi dell’obbligato all’altro genitore in caso di inadempienza, e l’intervento economico dei nonni nel caso di mezzi insufficienti dei genitori.Nella seconda parte (al capo successivo) sono state ora inserite le norme riguardanti separazioni, divorzi, cessazione di convivenze o figli di genitori non conviventi. All’interno della regolamentazione di tutti i casi di famiglie non (più) unite, troviamo l’unica norma che riguarda espressamente i figli maggiorenni, cioè l’articolo 337-septies, che prevede l’assegno periodico da versare, salvo diversa determinazione del giudice, direttamente all’avente diritto (anche se più spesso, nella prassi, il versamento viene disposto a favore del genitore collocatario, che sopporta le spese).Occupandosi di regolare i rapporti nelle famiglie non conviventi, la giurisprudenza si trova a decidere spesso sui contributi ai figli maggiorenni; recentemente, in relazione alla situazione economica e sociale, è stato riconosciuto il contributo al mantenimento dei figli anche fino al 26° anno di età (coincidente con il termine posto dalle norme fiscali per i figli a carico), e in alcune circostanze anche oltre, in casi di famiglie facoltose, per consentire ai figli di concludere la propria formazione e raggiungere obiettivi professionali in linea con l’ambiente di provenienza.Interpretando sistematicamente tali norme, possiamo concludere che:- il figlio maggiorenne che vive in famiglia ha il dovere di contribuire in relazione alle proprie capacità (di lavoro professionale e casalingo) e alle proprie sostanze al mantenimento della famiglia;- i genitori hanno l’obbligo di far concludere ai figli maggiorenni la formazione iniziata, fino al raggiungimento dell’indipendenza economica (attività lavorativa stabile, che consenta entrate proporzionate al tenore di vita della famiglia e alle qualifiche ottenute). Tale obbligo può venir meno nel caso in cui il figlio non si impegni negli studi o nella ricerca di lavoro, o rifiuti proposte di lavoro, soprattutto se adeguate alla qualifica conseguita.Un figlio adulto, se l’obbligo dei genitori è venuto meno in relazione alle condizioni descritte, potrebbe comunque far valere il diritto agli alimenti (articoli 433 e seguenti del Codice civile) ovvero allo stretto necessario per sopravvivere, e i genitori potrebbero scegliere se tenerlo in casa dandogli vitto e alloggio, o passargli un assegno mensile proporzionato al bisogno del figlio e alle loro condizioni economiche.

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