Amministrativo

Nuovo corso in Cassazione. Arrivano Curzio e Cassano

di Giovanni Negri

La voglia di lasciarsi alle spalle una delle stagioni più buie della storia della magistratura traspare evidente nella pressoché unanime (sola eccezione, l’astensione del laico indicato dalla Lega Stefano Cavanna) quota di consensi che ha condotto ieri il Csm a eleggere i nuovi vertici della Cassazione. Lascia infatti per raggiunti limiti di età l’attuale presidente Giovanni Mammone e a sostituirlo nella carica di “primo magistrato” d’Italia sale Pietro Curzio, sinora presidente di Sezione nella stessa Suprema Corte; lo affiancherà come aggiunto, ed è la prima volta per una donna, la presidente della Corte d’appello di Firenze, Margherita Cassano.

Doppio plenum dunque ieri mattina; il primo al Quirinale e presieduto dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, a volere rimarcare la solennità del passaggio. È qui che la proposta unanime della quinta commissione che ha visto convergere tutti i componenti sul tandem Curzio-Cassano viene ratificata. Al Colle si vota per Curzio e subito dopo a Palazzo dei Marescialli per Cassano. Curzio, vicino a Magistratura Democratica come il procuratore generale Giovanni Salvi, entrambi pugliesi, viene presentato da una breve relazione del laico in quota Forza Italia Michele Cerabona. Dove anche questo momento appare poi a suo modo simbolico, visto che, davanti a un attento Mattarella, a illustrare il curriculum di Curzio, che in altre stagioni sarebbe stato definito una “toga rossa", è colui che in processi non dei più banali (quello sulla compravendita dei senatori, per esempio) è stato avvocato di Silvio Berlusconi.

Ma Curzio, 67 anni, ha raccolto consensi diffusi, forte di un’esperienza anch’essa trasversale. Perchè il neopresidente, ha iniziato come pretore a Ruvo di Puglia, ma poi ha svolto anche funzioni requirenti, come pure Cassano, da Pm nella Procura di Bari, tanto che Nino Di Matteo, ora consigliere indipendente del Csm chiosa come «la possibilità di cambiare funzioni rappresenta un arricchimento della giurisdizione. Non comprendo come, di fronte a fenomeni di degenerazione dell’autogoverno della magistratura o di cattivo funzionamento della giustizia si invochi la separazione delle carriere».

Di Curzio, negli interventi in plenum, compreso quello di Piercamillo Davigo che ne mette in luce le capacità organizzative, viene ricordata la presidenza della Sesta sezione della Corte, quella deputata a fare da filtro a una mole di ricorsi che Davigo ricorda essere una vera e propria anomalia della giurisdizione tricolore; ma Curzio, per restare invece alla cronaca, ha anche presieduto di recente il collegio delle Sezioni unite civili che ha confermato la sospensione da stipendio e funzioni di Luca Palamara.

Di formazione soprattutto lavoristica Curzio, che dirige anche la Biblioteca di cultura giuridica dell’editore Cacucci oltre che essere staton componente di commissioni ministeriali su sinteticità degli atti e accesso in magistratura, ha messo in evidenza anche di recente (intervento di un anno fa al congresso di Md, peraltro con accenti assai critici sulle politiche populistiche che sfruttano disperazione e disagio sociale in generale e su quota 100 e reddito di cittadinanza, influenzate entrambe dalla «ricerca di consenso», in particolare) la centralità del lavoro. Una centralità riconosciuta anche dalla Costituzione in un contesto di sovranismo e populismo dove «la sovranità popolare non va intesa come potere assoluto, anche se si è parte della maggioranza. Una Repubblica costituzionale si basa su limiti, regole e valori fondanti, oltre che su istituzioni chiamate a garantirli».

Cassano, 64 anni, che fra 3 anni potrebbe subentrare a Curzio, ha esperienza soprattutto penale, ma è stata anche a lungo in Cassazione componente del Csm per Magistratura indipendente.

Incassano entrambi le congratulazioni di un Matterella compiaciuto anche per un metodo che accantona nomine più o meno pilotate e giochi tra correnti: «Desidero anche esprimere - puntualizza il Capo dello Stato - un sincero apprezzamento per il modo in cui il Consiglio superiore è giunto a questa ampia condivisione nella nomina del nuovo Primo Presidente. La disponibilità al dialogo e al confronto rispettoso ha consentito di giungere a una decisione quasi unanime».

«L’esercizio sapiente e corretto della discrezionalità amministrativa - osserva ancora Mattarella - consente di selezionare tempestivamente, con cura e con obiettività, i dirigenti degli uffici giudiziari nelle varie articolazioni che l’ordine giudiziario presenta».

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