Amministrativo

Lockdown, via il segreto di Stato sugli atti alla base dei Dpcm

Francesco Machina Grifeo

Il Tar Lazio (con provvedimento n. 8615 del 22 luglio 2020) ha dato ragione ai giuristi della Fondazione Luigi Einaudi disponendo la produzione degli atti da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri posti a base dei Dpcm emessi durante il lockdown.

Accolta dunque la richiesta degli avvocati Todero, Pruiti Ciarello e Palumbo che hanno chiesto che il Governo rendesse disponibili i verbali del comitato tecnico scientifico, utilizzati a supporto dell'emanazione dei Dpcm (dell'1.3.2020, dell'8.3.2020, dell'1.4.2020 e del 10.4.2020). In quei decreti, infatti, le misure restrittive di diritti e libertà di rango costituzionale, imposte agli italiani, risulterebbero motivate sulla scorta delle valutazioni operate dal Comitato Tecnico Scientifico. I verbali che contengono quelle valutazioni però non sono mai stati pubblicati.

I tre giuristi ne hanno così chiesto copia, attraverso l'accesso generalizzato agli atti amministrativi, ma il Governo, e per esso il Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, ha rifiutato la consegna. A questo punto gli avvocati hanno costituito un comitato e hanno promosso un ricorso al Tar Lazio.

Il provvedimento del tribunale ha stabilito che l'accesso ai verbali del Cts va consentito poiché "se l'ordinamento giuridico riconosce, ormai, la più ampia trasparenza alla conoscibilità anche di tutti gli atti presupposti all'adozione di provvedimenti individuali o atti caratterizzati da un ben minore impatto sociale, a maggior ragione deve essere consentito l'accesso ad atti, come i verbali in esame, che indicando i presupposti fattuali per l'adozione dei descritti DPCM, si connotano per un particolare impatto sociale, sui territori e sulla collettività".

"Il ricorso – prosegue la decisione - deve pertanto essere accolto, in considerazione della natura degli atti chiesti in visione nonché delle finalità dello strumento dell'accesso civico generalizzato di cui all'art. 5 del Dlgs n. 33/2013, che oltre a favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull'utilizzo delle risorse pubbliche, ha anche la finalità di promuovere, come nel caso in esame, la partecipazione al dibattito pubblico".

La Sezione Prima Quater ha pertanto disposto l'annullamento del provvedimento di diniego "con conseguente ordine all'amministrazione di consentire l'accesso ai verbali richiesti mediante l'esibizione e il rilascio degli stessi, previo rimborso del costo di riproduzione e dei diritti di ricerca e visura, nel termine di giorni trenta" dalla notificazione della decisione".

"Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto – dichiarano gli avvocati Todero, Pruiti Ciarello e Palumbo – perché adesso possiamo, come cittadini italiani, conoscere le motivazioni in base alle quali il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte ha così fortemente compresso i diritti costituzionali di milioni di persone. Non appena il Governo ci consegnerà quei documenti, li renderemo pubblici".

Tar Lazio - Sentenza n. 8615 del 22 luglio 2020

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