Amministrativo

Concorsi informatizzati: via libera al diritto d'accesso al "codice sorgente"

di Pietro Alessio Palumbo

Il documento amministrativo accessibile è rappresentato da ogni rappresentazione grafica, fotocinematografica, elettromagnetica o di qualunque altra specie del contenuto di atti, anche interni o non relativi ad uno specifico procedimento, detenuti da una pubblica amministrazione e concernenti attività di pubblico interesse. Ciò posto, come chiarito dal Tar Lazio con la recente sentenza n. 7526/2020, il cosiddetto "codice sorgente" di un software è rappresentato dal testo di un algoritmo di calcolo scritto in un linguaggio di programmazione volto a definire il flusso di esecuzione del programma. Segnatamente si tratta di una sequenza articolata di tutti i dati e di tutti i comandi per mezzo dei quali il programmatore struttura il software e ne consente l'esecuzione, determinandone in concreto le modalità di funzionamento. Di talché, negare il diritto d'accesso al "codice sorgente" del software della prova concorsuale informatizzata produrrebbe una situazione paradossale di "doppio binario" della trasparenza. A ben vedere nei concorsi informatizzati, in notevole aumento, la regola della trasparenza avrebbe una portata assai ridotta rispetto ai concorsi tradizionali. Un paradosso in quanto tale irragionevole e per ciò stesso illegittimo.

La vicenda - Alcuni candidati formulavano istanza di accesso al codice sorgente che aveva gestito il software della prova concorsuale. Ciò al fine della valutazione del rispetto degli standard di videoscrittura, di formato file, di elaborazione testo. Tuttavia l'Amministrazione riscontrava solo parzialmente la richiesta ostensiva rappresentando che il software non sarebbe un documento amministrativo accessibile e che comunque in caso di accoglimento sarebbe stato arrecato pregiudizio concreto alla libertà e segretezza delle informazioni, a interessi commerciali, a proprietà intellettuali, a diritti d'autore. Dal che i concorrenti ricorrevano al Tar capitolino.

La decisione - Sotto lo specifico profilo del procedimento amministrativo e dell'accesso alla documentazione amministrativa, il tenore testuale della disciplina sull'accesso alle informazioni, conduce a una nozione particolarmente estesa di atto amministrativo "informatico", che tiene conto della sostanziale valenza amministrativa del documento piuttosto che della sua provenienza, atteso che sono ricompresi nella relativa nozione anche gli atti di natura privata quanto alla relativa disciplina sostanziale che, tuttavia, si inseriscono e utilizzano nell'ambito e per le finalità di attività a rilevanza pubblicistica, ossia gli atti funzionali all'interesse pubblico. Vi sono, inoltre, ricompresi gli atti cosiddetti endoprocedimentali, ossia gli atti che si inseriscono all'interno del procedimento e rappresentano i singoli passaggi del relativo iter e che sono funzionalizzati all'adozione del provvedimento finale, nonché anche gli atti cosiddetti interni, ossia gli atti attraverso i quali l'amministrazione organizza la propria attività procedimentale. A ben vedere, la costante digitalizzazione della Pubblica amministrazione comporta che molte di quelle che in un concorso tradizionale sono mere attività finiscono con l'essere strutturate attraverso previ atti di programmazione informatica idonei ad incidere sugli effetti sostanziali della parte di attività "libera" che residua, come ad esempio la scrittura delle risposte da parte dei candidati. Per questa via aderendo ad una tesi che ritenesse precluso l'accesso ai codici sorgente, che del programma informatico costituiscono la scrittura in linguaggio informatico delle attività digitalizzate, si finirebbe per legittimare l'"oscuramento" di atti che incidono su rilevanti porzioni di attività amministrativa afferenti alla gestione di pubblici concorsi, con grave pregiudizio al principio di trasparenza della Cosa pubblica. Chiarita la riconducibilità dell'algoritmo del programma informatico utilizzato per lo svolgimento delle prove scritte del concorso nell'alveo dei documenti accessibili è vieppiù indubbio che i partecipanti al concorso vantano un interesse qualificato e differenziato ad ottenere l'ostensione degli atti relativi a tale procedura, venendo in rilievo, un collegamento tra il documento e la loro situazione giuridicamente tutelata. Nel caso di specie, peraltro, a venire in rilievo è un accesso di tipo difensivo dal che occorre accertare se i "codici sorgente", siano idonei a soddisfare esigenze di natura difensiva. Ebbene il codice sorgente, si sostanzia in una serie di comandi generali che consentono al software di funzionare, e di farlo in un determinato modo, mediante delle impostazioni per cui la pressione di un tasto da parte dell'utente genera un'azione conseguente da parte dell'elaboratore. Ciò fa emergere con evidenza e chiarezza come un eventuale errore del linguaggio di programmazione finirebbe per riverberarsi sul funzionamento dell'intero programma, a prescindere dai diversi computer in cui questo è installato, atteso che esso si limita ad eseguire ciò che prescrive l'algoritmo. Il precipitato logico è dunque che laddove il software alla "sorgente" presenti un difetto originario, tale vizio sarebbe destinato a riverberarsi su tutti gli elaboratori su cui è installato quel programma e quindi sulla correttezza dell'intera procedura selettiva.

Tar Lazio - Sezione III-bis - Sentenza 1 luglio 2020 n. 7526

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