Civile

Status di rifugiato accordato se il rientro in patria può costare atti persecutori

Giampaolo Piagnerelli

Lo status di rifugiato va riconosciuto quando il racconto dell'immigrato sia verosimile o comunque non presenti elementi poco attendibili.

La vicenda. Nel caso concreto la Cassazione (sentenza n. 7519/2020) si è trovata alle prese con un ricorrente, cittadino bengalese, celibe e senza figli che si era rivolto inutilmente alla Commissione territoriale per il riconoscimento della Protezione Internazionale di Ancona. I Supremi giudici al contrario hanno creduto al racconto dell'immigrato secondo cui un suo ritorno nel Paese di origine sarebbe stato per lui pericoloso in quanto perseguitato dal partito governativo. Questo perché il padre aveva collaborato con il partito avversario innescando un pericoloso gioco di ritorsioni. Tra i vari motivi di appello il ricorrente ha eccepito quindi come un suo rientro in patria potesse avere ripercussioni negative sotto il profilo fisico e psichico. Per concludere - si legge nella sentenza - come la Corte territoriale avesse eccepito che la storia fosse poco credibile, senza però puntualizzare quali fossero gli elementi che "non reggevano". Di diverso avviso la Cassazione secondo cui gli argomenti erano tali e credibili per il ricorrente tanto da dover essere accolti.

Corte di cassazione - Sezione I civile - Sentenza 25 marzo 2020 n. 7519

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