Civile

Sì allo status di rifugiato al cittadino omosessuale perseguitato nel Paese di provenienza

Giampaolo Piagnerelli

Riconosciuto lo status di rifugiato al cittadino della Guinea, omosessuale, che proprio per questo, è stato perseguitato nel proprio paese. Lo chiarisce la Cassazione con l'ordinanza n. 9581/2020.

La vicenda - Nel caso concreto il richiedente nato in Guinea, a Conacry, di etnia wolof e di religione musulmana, aveva raccontato di aver frequentato un corso per elettricista. Il giovane era rimasto con la madre e due fratelli, avendo perduto il padre e il fratello maggiore durante manifestazioni di protesta nel 2007. Nel settembre 2011, poi, un suo zio e i suoi figli lo avevano picchiato a casa sua e legato a una sedia. Inoltre il giovane raccontava di essere ricercato, apprendendo la notizia alla radio in quanto omosessuale e perché aveva avuto amici gay. Lo status di omosessuale non creava problemi alla madre e ai suoi fratelli che pure erano musulmani. Il giovane, inoltre, non aveva nascosto di aver avuto rapporti a pagamento per potersi pagare il viaggio in Italia. La Cassazione ha valutato la situazione nel suo complesso evidenziando il pericolo di un rientro del ragazzo nel proprio Paese.

Conclusioni - Per concludere i Supremi giudici hanno precisato che: "Al fine di escludere il diritto di conseguire la protezione internazionale o sussidiaria, da parte dello straniero che si dichiara omosessuale, non è sufficiente neppure verificare che nello Stato di provenienza l'omosessualità non sia considerata alla stregua di un reato, dovendo altresì essere accertata la sussistenza in tale Paese di un'adeguata protezione da parte dello Stato a fronte di gravissime minacce provenienti da soggetti privati".

Corte di cassazione - Sezione I civile - Ordinanza 25 maggio 2020 n. 9581

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