Civile

Interrompe i lavori il tavolo ministeriale sulla mediazione

di Valentina Maglione

Si è chiusa il 30 giugno l’esperienza del tavolo tecnico sulle procedure stragiudiziali in ambito civile e commerciale istituito lo scorso dicembre presso il ministero della Giustizia. Uno stop che ha rispettato la scadenza fissata in origine per i lavori. Tuttavia, i componenti del tavolo contavano su una proroga: «Fino al prossimo ottobre, per poter portare a compimento le attività avviate e per cui è stata compiuta l’attività istruttoria. Fermandoci ora, invece, resta interrotta la fase che avrebbe condotto alla realizzazione dei progetti», spiega Paola Lucarelli, docente di diritto commerciale all’Università di Firenze e che del tavolo tecnico è stata la coordinatrice.

Obiettivo del tavolo era realizzare una ricognizione delle procedure stragiudiziali esistenti per potenziarne l’utilizzo e facilitare così l’accesso alla giustizia. E la fine dei lavori arriva proprio nel giorno in cui è stato ripreso il filo della riforma del processo civile, con l’incontro al ministero della Giustizia dei rappresentanti dell’avvocatura.

L’iter dei lavori
Nei fatti, il confronto tra gli esperti al tavolo tecnico è iniziato lo scorso gennaio ma ha subito un rallentamento a inizio marzo, quando, a causa dell’emergenza sanitaria, gli incontri sono stati sospesi per un periodo prima di riprendere da remoto. In questi mesi «abbiamo adottato alcune iniziative legate alla crisi causata dalla pandemia», spiega Lucarelli. In particolare, è stato elaborato il Manifesto della giustizia complementare alla giurisdizione, che contiene l’invito - diretto agli operatori, agli utenti della giustizia e ai decisori - a lavorare per gestire il contenzioso con le procedure stragiudiziali.

Al Manifesto hanno aderito magistrati, accademici e studiosi, mediatori e avvocati, ordini professionali e associazioni. Per concretizzare i principi enunciati nel Manifesto, il tavolo tecnico ha proposto al ministro alcuni interventi normativi: incentivi economici per le parti; una spinta alla mediazione ordinata dai giudici; e la previsione che la mediazione diventi condizione di procedibilità in giudizio per le liti derivate dalle misure di contenimento del virus (quest’ultima diventata legge con la conversione del Dl 28/2020).

I progetti sospesi
Inoltre, il tavolo ha lavorato su progetti di innovazione della giustizia complementare più ampi, che rischiano di restare a metà. Tra questi, c’è l’estensione dei modelli per diffondere la risoluzione stragiudiziale delle controversie, già adottati dai tribunali di Firenze, Perugia, Verona, Trento e Pistoia, che puntano sull’invio in mediazione delle parti in lite da parte dei giudici. Al tavolo sono stati individuati gli uffici giudiziari più in difficoltà nella gestione delle cause civili, ma l’effettiva diffusione dei modelli non è stata avviata.

È stato inoltre progettato (ma non realizzato) l’osservatorio ministeriale sulla circolazione delle pratiche di mediazione. Ancora incompiute anche le procedure informatiche necessarie per rilevare i provvedimenti giudiziali di invio in mediazione e di conciliazione giudiziale. E rischiano di restare sulla carta anche le altre proposte normative studiate al tavolo: i correttivi alle norme in materia di mediazione, di Camera arbitrale e di attuazione della direttiva consumo, e la redazione del Testo unico in materia di procedure stragiudiziali.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©