Civile

Giustizia, senza una riforma strutturale il Paese non riparte

di Barbara Pontecorvo

Dopo anni di approfondimenti e discussioni, il tema della riforma della Giustizia non ha ancora assunto la rilevanza necessaria ad attribuirgli il carattere di urgenza che merita.
Per sollecitare un più incisivo dibattito pubblico e politico, occorre una puntuale valutazione dell'impatto che una corretta amministrazione della giustizia avrebbe sulla vita dei cittadini e del Paese.

Banca d'Italia ha stimato nel 2018 che le inefficienze ed i ritardi nella giustizia generino una perdita annuale pari all'1% del Pil nazionale. Questo dato già nell'anno successivo è stato stimato in misura maggiore, pari a quasi il 2% di incidenza sul Pil, con un sempre più crescente impatto sulla crescita.

I dati Eurostat sulla spesa sostenuta per il funzionamento dei tribunali, indicano che l'Italia spende per i propri tribunali una cifra pari allo 0,33 per cento del Pil, con un altro effetto diretto sull'economia.

Gli effetti della giustizia inefficiente non si limitano alla mancata crescita o addirittura alla decrescita, ma hanno un effetto a cascata su occupazione (che si stima potrebbe crescere del 3% all'anno), sull'erogazione del credito e sulla percezione di maggiore sicurezza da parte di imprese e privati.

La lentezza dei processi e la mancata percezione della certezza della giustizia sono drammaticamente percepiti sia in Italia che all'estero, in quest'ultimo caso scoraggiando nuovi investimenti nel Paese.

Una giustizia efficiente, viceversa, alimenterebbe la fiducia nei mercati e nelle relazioni economiche, garantendo maggiore equilibrio e stabilità nello sviluppo dell'economia.
Per queste ragioni, la riforma della giustizia, sia in termini di adeguamento ai sistemi di altri Stati Europei, sia in termini di riduzione dei costi, è oggetto di una delle principali raccomandazioni che vengono rivolte all'Italia dall'Unione Europea ed alle quali quest'ultima subordina il finanziamento del Recovery Fund, attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che è il fulcro del Next Generation Eu.

Le risorse che vengono messe a disposizione per una riforma strutturale non devono diventare, però, una nuova occasione di investimento con un aumento strutturale dei costi, ma piuttosto un mezzo per l'efficientamento del sistema e la necessaria riduzione degli sprechi.
Va compreso che il cronico e patologico ricorso ai Tribunali ed il ritardo della risposta giudiziaria non possono essere analizzati solo concentrando l'attenzione sul processo e sui codici, le cui norme possono essere smontate e ricomposte infinite volte alla ricerca di una combinazione migliore, ma devono essere inserite in un contesto cognitivo più ampio.

La riorganizzazione del lavoro degli uffici giudiziari, l'implementazione degli incentivi, l'elaborazione di nuovi strumenti di risoluzione extra-giudiziale delle controversie, l'elaborazione legislativa di mezzi di contrasto delle cause seriali, l'intervento sui compensi opportunistici sono solo alcuni spunti di elaborazione.

D'altro canto, la crisi della pandemia da Covid 19 ha fornito degli elementi di riflessione, tanto forzosi quanto interessanti, imprimendo un'accelerazione alla rielaborazione di alcune consolidate prassi e dei modelli di organizzazione. Lo smart working, la digitalizzazione dei processi, l'istruzione stragiudiziale all'interno del processo telematico sono tra i fattori di accelerazione più incisivi.

Per queste ragioni, il raggiungimento di obiettivi fondamentali per imprimere un progresso, quali, fra tutti lo smaltimento dell'arretrato giudiziale (che confina il nostro Paese fuori dagli standard dei Paesi G7 secondo la Banca Mondiale), deve essere demandato non solo al dibattito giuridico, che ha certamente il compito di valutare gli effetti del progresso stesso sui diritti fondamentali dei cittadini, primi fra tutti i diritti costituzionali, ma va inquadrato anche nel più vasto contesto dei settori dell'economia e dell'innovazione.

La letteratura economica ha già da tempo chiarito il nesso tra il funzionamento del sistema giudiziario e la crescita economica nel medio-lungo periodo, chiarendo i motivi di causa ed effetto. Ma quello economico non è l'unico settore di impatto.

L'innovazione, attraverso il reperimento di soluzioni efficaci e senza precedenti, è anch'esso un tema strutturale del Paese, nel quale si registrano drammatici ritardi.

Se si potesse ragionare non più per compartimenti, ma facendo dialogare esperti dei diversi settori (quali appunto giustizia, economia ed innovazione), si potrebbero raggiungere risultati sostenibili nel medio e lungo termine, con benefici ad osmosi in tutti i settori.

Infatti, non basta prefiggersi un obiettivo, senza valutarne l'impatto in tutti i settori strategici ai quali è legata la crescita ed ai quali è vincolata la decrescita.
Trasformare uno dei principali fattori di decrescita e disinvestimento nel nostro Paese in un'occasione di ammodernamento e competitività rappresenta oggi una delle sfide più grandi.

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