Comunitario e Internazionale

Sulla tutela dei diritti umani Italia ancora in ritardo

di Oreste Pollicino

Oggi inizia il mio mandato quinquennale quale membro titolare del Management board dell’Agenzia dell’Unione europea per diritti fondamentali di Vienna che ha il compito di vegliare sul livello di protezione dei diritti in Europa.

In primo luogo però c’è da rimuovere il prima possibile uno scheletro nell’armadio italico: l'assenza - unico stato Ue - di una Commissione nazionale indipendente per la protezione e promozione dei diritti umani, nonostante una Risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu, sottoscritta dall’Italia nel 1993, ne imponga l'istituzione. Non è solo una questione formale di inadempimento agli obblighi di diritto internazionale, già di per sé significativa, ma è un i tema sostanziale in cui il quadro di protezione per chi denuncia una violazione dei diritti umani è meno articolato e meno efficace rispetto alla generalità Unione.

Oggi in Italia per fare valere una violazione di un diritto umano tutelato a livello internazionale, serve , non potendo rivolgersi alla Commissione nazionale, attendere tre gradi di giudizio e, ammesso si sia ancora in vita, adire anche la Corte europea dei diritti dell’uomo

In questo quadro si inserisce la proposta di legge n. 855 presentata il 3 luglio 2018 alla Camera dei deputati. Da tale proposta, la Conferenza mondiale sui diritti umani di Vienna già nel 1993 ha riaffermato il ruolo cruciale delle istituzioni nazionali per la promozione e la tutela dei diritti umani, in particolare attraverso la loro capacità di fornire consulenza alle autorità competenti. La creazione di una Commissione indipendente per i diritti umani, con compiti anche ispettivi, è quindi un impegno internazionale al quale l’Italia non ha ancora adempiuto

Qualcosa sembra però poter cambiare negli anni. Proposte di legge sono presentate con più frequenza e il clima politico istituzionale sembra essere più sensibile a liberarsi definitivamente dello scheletro nell’armadio e del suo fardello reputazionale.

Il momento è propizio e bisogna agire senza esitazioni, cercando di cogliere l'opportunità per l'istituzione di un meccanismo di garanzia dei diritti umani in linea con quanto richiesto dalle Nazioni Unite. Ciò che deve essere compreso è che la Commissione non andrà a sovrapporsi agli ambiti di applicazione delle tutele dei diritti già previste dalle Autorità esistenti, dalla autorità indipendenti di protezione esistenti. Dal garante per la protezione dati a quello per i diritti delle persone detenute, solo per fare qualche esempio. Al contrario: ne rafforzerà le istanze creando una cornice unitaria. Non solo, l'istituzione della Commissione farà emergere, accanto alla dimensione reattiva, quella promozionale, al momento quasi assente, di protezione dei diritti umani. Ciò grazie alla possibilità per la Commissione di formulare pareri, raccomandazioni e proposte, anche con riferimento a provvedimenti di natura legislativa o regolamentare, al Governo e alle Camere su tutte le questioni concernenti il rispetto dei diritti umani, sollecitando ove necessario la firma o la ratifica delle convenzioni e degli accordi internazionali. Si tratta quindi di un obiettivo impellente, la cui realizzazione non potrà che impattare positivamente su due livelli: l’effettività della tutela dei diritti umani e la credibilità internazionale per il nostro Paese.

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