Comunitario e Internazionale

Indennizzo per reati violenti a tutte le vittime

di Giovanni Negri

Gli Stati componenti dell'Unione europea devono riconoscere un indennizzo a tutte le vittime di reati intenzionali violenti, anche a quelle residenti. Quanto all'importo, questo non deve necessariamente corrispondere al risarcimento integrale del danno, ma non deve essere solo simbolico. Queste le conclusioni della Corte di giustizia europea nella sentenza nella causa C-129/19 depositata ieri.
La Corte, nell'affrontare un caso di violenza sessuale nel quale la vittima non aveva ottenuto dai colpevoli l'indennizzo deciso dai giudici nazionali, tenuto conto del tenore letterale della direttiva 2004/80, del suo contesto e dei suoi scopi, osserva che la scelta comunitaria è stata non per l'istituzione, da parte di ciascuno Stato membro, di un sistema di indennizzo specifico, limitato soltanto alle vittime di reati internazionali violenti che si trovano in una situazione transfrontaliera, quanto piuttosto per l'applicazione, a favore di tali vittime, di sistemi di indennizzo nazionali delle vittime dei delitti commessi nei rispettivi territori degli Stati membri. Da queste considerazioni la Corte conclude che la direttiva 2004/80 attribuisce il diritto di ottenere un indennizzo equo ed adeguato anche non solo alle vittime che si trovano in una situazione transfrontaliera, ma anche alle vittime che risiedono abitualmente nel territorio dello Stato membro nel quale il reato è stato commesso.
Per quanto riguarda l'importo dell'indennizzo, la Corte ha dichiarato che, in assenza, nella direttiva 2004/80, di indicazioni specifiche è riconosciuto agli Stati membri un margine di discrezionalità. Tuttavia, se è vero che l'indennizzo non deve necessariamente garantire un ristoro completo del danno materiale e morale subito dalle vittime di reati intenzionali violenti, esso non può però essere puramente simbolico o manifestamente insufficiente alla luce della gravità delle conseguenze del reato per tali vittime

Corte di giustizia Ue, sentenza 16 luglio 2020 nella causa C-129/19

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©