Penale

Bonafede: seimila ai domiciliari per l’emergenza

di Giovanni Negri

Sono 6.000 i detenuti potenzialmente destinati alla detenzione domiciliare per effetto delle misure approvate nel decreto legge Cura Italia. Lo ha annunciato ieri pomeriggio alla Camera il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede nel question time. E sono 2.600 i braccialetti oggi disponibili, che verranno installati progressivamente con cadenza settimanale. Sinora però, a uscire dal carcere con la misura di controllo a distanza del braccialetto sono stati solo 50 detenuti, mentre altri 150 hanno usufruito dell’altra misura del decreto, perchè già in semilibertà durante il giorno hanno ottenuto di non dovere più rientrare in cella alla sera. I contagiati sinora sono 15.

Inoltre, ha sottolineato Bonafede «sono stati già acquisiti dall’amministrazione penitenziaria e da quella della giustizia minorile, a seguito di donazione, 1.600 telefoni cellulari e altri 1.600 sono in via di acquisizione». E ancora «abbiamo previsto e stiamo implementando la possibilità di effettuare i video-colloqui senza alcuna spesa per tutti i detenuti; l’incremento della corrispondenza telefonica, che sarà effettuata gratuitamente; l’utilizzo senza costi del servizio di lavanderia; la possibilità di ricevere vaglia postali on line; l’aumento dei limiti di spesa per ciascun detenuto».

Che il tema delle carceri però sia tra quelli più divisivi tra maggioranza e opposizione, tra chi ritiene che le misure appena approvate siano eccessive e chi le ritiene invece insufficienti, lo si è visto dalle reazioni alle risposte di Bonafede, con 2 ex sottosegretari alla Giustizia sugli scudi. Già Bonafede nel suo intervento aveva risposto alle critiche della Lega, ricordando come la norma ora approvata ricalca quella del 2010, una precedente e proverbiale “svuotacarceri”, votata senza problemi da una Lega allora al Governo con premier Silvio Berlusconi. «Nel 2010 - l’affondo di Bonafede -, senza alcuna emergenza sanitaria, andava bene perché c’era il voto della Lega Nord nel quarto governo Berlusconi; oggi che la Lega è all’opposizione, non va più bene e sarebbe addirittura, un indulto mascherato».

Secca la replica dell’ex sottosegretario dello stesso Bonafede nel Governo Conte 1, il leghista Jacopo Morrone per il quale il decreto rappresenta una resa a chi ha promosso le recenti rivolte carcerarie, liberando detenuti che non ne avrebbero diritto e aumentando i oregiudicati per le strade. E per Morrone l’azione del Governo è tanto più censurabile perchè si negano mascherine, guanti e strumenti di difesa agli agenti di polizia penitenziaria. Gennaro Migliore, Italia Viva, invece da una parte sollecita misure più coraggiose per affrontare l’emergenza e però chiede la rimozione del capo del Dap (il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) «per dare una linea di comando più adeguata alla crisi che stimo vivendo».

Al di fuori del Parlamento, quella che ieri Walter Verini responsabile giustzia Pd ha qualificato come «bomba sanitaria», mette d’accordo un po’ tutti, con Anm e Camere penali per una volta concordi nel chiedere misure più incisive e nel criticare come inadeguate quelle appena varate. Oggi sarà poi il Csm a esaminare in plenum un parere estremamente critico su questo punto del cura Italia.

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