Penale

Con la riduzione dei contagi il boss torna in cella

di Giovanni Negri

Una «fase di relativa rimessione della diffusione dell’epidemia, con riduzione dei nuovi contagi e delle infezioni». Una riga, associata alla disponibilità presso la struttura sanitaria di un istituto penitenziario, per fare rientrare in carcere dagli arresti domiciliari il boss mafioso Antonino Sacco. Per Sacco la detenzione domiciliare è durata poco più di un mese, essendo stata disposta il 6 aprile. Il primo effetto del decreto legge 29 approvato sabato scorso dal Consiglio dei ministri per arginare l’effetto scarcerazioni, dovute a ragioni di salute, preesistenti, ma aggravate dall’emergenza sanitaria.

Il provvediemento dell’ufficio di sorveglianza, il primo in assoluto e destinato a costituire un prototipo di quelli che verosimilmente saranno assunti nelle prossime ore, è scarno e, nelle motivazioni, valorizza 2 elementi. Il primo è rappresentato dalla comunicazione del Dap sull’individuazione di un posto disponibile in una struttura carcerararia «dotata di ampia offerta specialistica anche avvalendosi, se del caso, delle strutture sanitarie del territorio». L’altro è determinato dall’attenuarsi degli effetti del Covid-19.

Immediati i tempi del decreto dell’ufficio di sorveglianza, il giorno stesso dell’arrivo della segnalazione del Dap, e nessuna possibilità per la difesa di fare senitre la propria voce. Punto sul quale, tra l’altro si concentrano le contestazioni delle Camere penali, per la quali si tratta di un nuovo esempio di un’ormai diffusa «infedeltà alla Costituzione».

E ieri, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha fatto il punto della situazione in audizione davanti alla commissione Giustizia della Camera, dichiarando che sono 498 il numero dei detenuti in alta sicurezza usciti dal carcere per ragioni di salute e destinati agli arresti domiciliari, la cui condizione ora sarà possibile riconsiderare sulla abse del decreto. Bonafede ha anche tenuto a sottolineare «di non avere mai scaricato nulla sui magistrati di sorveglianza, ma mente chi dice che potevo influenzare quelle decisioni». In carcere, ha annunciato Bonafede, a oggi ci sono 110 detenuti positivi al coronavirus, 3 ricoverati e 98 guariti.

Critiche le opposizioni. Per la deputata di Forza Italia Giusi Bartolozzi, ex Gip, Bonafede è stato costretto a intervenire ripetutamente con decreti legge, quando avrebbe per tempo potuto disciplinare per tempo il problema del reato ostativo e lo scioglimento del cumulo delle pene, come pure procedere alla riforma del benefici penitenziari.

Ufficio di Sorveglianza di Siena – Decreto 10 maggio 2020

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