Penale

Sì alla Pec per comunicare l’assenza del difensore

di Patrizia Maciocchi

Nel procedimento camerale di sorveglianza, è causa di rinvio il legittimo impedimento del difensore, purché prontamente comunicato con qualsiasi mezzo, compresa la posta elettronica certificata. Il giudice che ne sia a conoscenza è dunque tenuto, se ci sono i presupposti, a rinviare l’udienza. Con la sentenza n. 21981, la Corte di cassazione prende le distanze dalla giurisprudenza secondo la quale, nel processo penale, le parti non possono fare comunicazioni, notificazioni o istanze via Pec, comprese le richieste che riguardano il rinvio dell’udienza per legittimo impedimento del difensore. Sul punto la Suprema corte cita i precedenti restrittivi, relativi a procedimenti di sorveglianza, in cui il difensore aveva affidato la sua richiesta alla posta elettronica certificata. Anche nel caso esaminato, lo slittamento dell’udienza nella quale si doveva decidere sulla domanda di affidamento al servizio sociale era stata negata per l’uso illegittimo della posta elettronica, invece del canale tradizionale del deposito in cancelleria. La Cassazione sostiene un principio più elastico.

I giudici di legittimità richiamano a supporto della loro scelta l’articolo 420-ter, comma 5, del codice di rito penale applicabile anche al procedimento di sorveglianza.

Una norma che fissa l’obbligo del giudice di rinviare l’udienza in caso di assoluta impossibilità del difensore a comparire, purché l’impedimento sia prontamente comunicato. E nulla dice sulle modalità di una informazione che deve solo essere tempestiva e nota al giudice.

Per la Suprema corte, è evidente che, in assenza di un regolare deposito in cancelleria della richiesta di rinvio per legittimo impedimento, come previsto dall'articolo 121 del Codice di procedura penale, sarà compito del difensore verificare che il giudice sia al corrente della comunicazione. Nel caso esaminato l’istanza il Tribunale di sorveglianza, pur essendo al corrente che si è però limitato a dichiararla irricevibile perché non depositata in modo rituale, e aveva dato corso all’udienza respingendo la richiesta della misura alternativa.

Per la Cassazione è una decisione illegittima. I giudici di legittimità aprono, infatti, all’uso di qualunque mezzo, compreso il fax, sottolineando la sola condizione della tempestività e della verifica della conoscenza da parte del giudice che deve procedere.

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