Penale

Torna al carcere duro il camorrista che non dimostra di voler cambiare rotta

di Patrizia Maciocchi

Legittima la sospensione della proroga delle regole previste per il regime ordinario, nei confronti del soggetto sottoposto al 41-bis se cerca di aver contatti con l'esterno e non è disponibile né al lavoro né allo studio. Il ricorrente, affiliato alla camorra, non aveva inoltre mai preso le distanze dal suo passato criminale e dal suo clan pienamente operativo sul territorio. La Corte di cassazione, con la sentenza 26482, respinge il ricorso e afferma l'esistenza di tutti gli elementi indicativi della elevatissima pericolosità sociale del condannato. Per la Suprema corte il regime ordinario era del tutto inefficace ad arginare il condannato che aveva dimostrato con la sua condotta una perdurante capacità criminale, all'”altezza” della sua biografia e del ruolo svolto nella consorteria: una posizione di vertice, confermata da una sentenza, irrevocabile, della Corte d'Appello. Nel suo curriculum carcerario c'erano molte sanzioni disciplinari severe e nessun indizio di voler cambiare rotta. Tanto basta per sospendere la proroga concessa al carcere duro e tornare al trattamento di maggior rigore

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©