Professione e Mercato

Un bagaglio di buone relazioni e orizzonti ampliati

di Elena Pasquini

Essere eletti negli organi di governo internazionale serve a livello personale e per l’ufficio di provenienza, anche a incarico concluso. Si impara a mediare tra tante esigenze particolari e la necessità di mantenere una struttura coesa. Si sviluppano relazioni, a volte amicali, con gli altri membri.

Esperienza che rimane
Gli incarichi di management collettivo hanno generalmente una durata limitata e non prevedono l’esclusività. Se arrivare nel board significa mettere alla prova skills personali come l’approccio aperto al confronto, la costanza, la diplomazia e la capacità di interpretare i valori della firm, l’eredità ha ricadute pratiche nella misura in cui le relazioni avviate hanno aggiunto valore all’approccio del professionista verso la “routine”, propria e dell’ufficio di riferimento.

«Un pò manca», ammette Andrea Accornero, confermato pochi mesi fa come Italy country head di Simmons & Simmons. Eletto nel 2016 tra i dieci membri del board presieduto da Colin Passmore, al momento guida il gruppo internazionale Private Equity Transactions & Fund Formation dello studio. «Ho molto apprezzato la possibilità di ricoprire l’incarico» gli fa eco Renato Paternollo, commercialista, membro del Council di Freshfields Bruckhaus Deringer tra il 2010 e il 2014 e socio responsabile del dipartimento Tax su Milano: «Partecipare al Council, che equivale al consiglio d’amministrazione di una società per azioni italiana, è molto stimolante, sia per gli argomenti sia per le relazioni personali e di amicizia». Nessun compenso aggiuntivo, ma l’accesso diretto ai temi strategici: l’apertura di nuove sedi, modifiche allo statuto, approvazione finale di budget e bilancio da cui dipende la distribuzione degli utili, ingressi di nuovi soci.

Confronto culturale
«Se si è capaci di costruire buone relazioni, la permanenza nel board permette di avvicinarsi molto al managing partner globale e anche di ricevere proposte per ruoli diversi nel tempo», racconta Accornero. Indubbiamente si impara come chiedere, spiegare, confrontarsi con le persone che hanno culture diverse. «Mai essere “confrontational” con gli inglesi, per esempio», continua l’avvocato sottolineando come la sua esperienza abbia portato negli uffici italiani un miglioramento nel presentare le istanze agli organi di gestione dello studio. La maggiore visione e consapevolezza dei temi discussi e dei processi decisionali è elemento di pregio tanto durante l’incarico che come “eredità”. «Un tramite - afferma Paternollo - tra esigenze locali e obiettivi strategici dello studio» che allarga gli orizzonti anche dopo la fine dell’incarico.

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