Professione e Mercato

Specializzazioni, è polemica sulle condizioni poste dalla Camera

di Giovanni Negri

No a forzature sulle specializzazioni forensi. E tali sono le condizioni messe dal parere votato dalla commissione Giustizia della Camera al testo soffertamente messo a punto dal ministero della Giustizia.

Per questo andrebbero eluse nella stesura finale di una riforma che l’avvocatura attende da troppi anni.

Con questo obiettivo le principali associazioni specialistiche forensi si sono mosse e hanno scritto al ministro Alfonso Bonafede per esprimere perplessità e anche allarme.

Il testo della lettera, sottoscritto dai presidenti dell’Unione delle camere penali, dell’Unione delle Camere civili, dell’Agi (giuslavoristi), Uncat (tributaristi) e Aiaf (avvocati per la famiglia e i minori), ricorda che il parere della Camera prevede due condizioni:

1) il conferimento del titolo di avvocato specialista anche a chi ottiene il dottorato di ricerca in materie riconducibili a uno dei titoli di specializzazione;

2) l’analoga attribuzione anche a chi consegue un diploma di master di II livello in materia corrispondente a uno dei settori di specializzazione.

Si tratta, contestano le associazioni, di un’evidente anomalia, perchè conferisce titolo di specializzazione a persone che, nella stragrande maggioranza dei casi, anche se in futuro intenderanno esercitare la professione forense, potrebbero addirittura non essere abilitate al momento in cui ottengono il dottorato di ricerca o il diploma di master di II livello.

L’equiparazione, oltretutto, avviene, puntualizza la lettera, con qualificazioni che (al di là dell’elevato livello scientifico e accademico) sono del tutto estranee al requisito di esperienza che caratterizza l’avvocato specialista.

«Si verificherebbe - si legge - la grave contraddizione della contemporanea presenza, in alternativa alla ordinaria modalità di conseguimento del titolo conferito all’esito di un corso offerto da una scuola di Alta formazione, di un riconoscimento conferito per “comprovata esperienza” a chi eserciti nella materia da molti anni; e di un analogo riconoscimento per “elevata cultura” a chi non abbia mai esercitato e, di regola, non ancora possieda neppure l’abilitazione all’esercizio della professione».

È vero che, sulla base della legge di riforma del 2012, il Cnf può siglare convenzioni per corsi indirizzati a ottenere il titolo di specialista e che tra i soggetti delle convenzioni possono rientrare certamente le Università, ma non attraverso l’equivalenza con altri titoli conferiti nell’ambito della propria offerta formativa.

Lettera al ministro Bonafede sottoscritta dalle 5 principali associazioni specialistiche

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©