Professione e Mercato

E-Sport, da sciogliere i nodi sul regime tributario

di Elena Pasquini

La crescita del settore, e del giro d’affari connesso, rende prioritario l’inquadramento giuridico ed economico degli eSport, anche per ricondurre attività, soggetti coinvolti e compensi all’interno di categorie fiscali definite. «Il rischio di trovarsi di fronte a una contestazione da parte dell’amministrazione fiscale è molto elevato, specie per la promiscuità tra il settore sportivo e quello del gaming propriamente detto», afferma Stefano Petrecca, socio tax e responsabile della sede romana di Cba.

Mancando un riconoscimento esplicito del Coni o di altre federazioni sportive, si fa riferimento alla normativa generale procedendo per assimilazione. Un esempio tra gli altri riguarda i compensi del gamer come figura professionale, per cui è necessario individuare e catalogare in che modo realizza i guadagni, e più in generale i proventi, per ricondurli alle diverse tipologie di reddito tipizzate dal Tuir: si va dai redditi diversi dell’articolo 67 ai compensi da lavoro autonomo dell’articolo 53, ai redditi assimilati a quelli da lavoro dipendente (articolo 51). Con l’interrogativo della partita Iva per il professionista che non abbia l’esclusiva con un team.

Un team che governi in parallelo aspetti legali, fiscali e contabili è «indispensabile», spiega Petrecca. Che continua: «Occorre conoscere il mondo dei social media e delle relative potenzialità di guadagno oltre che quello dei giochi e dello sport in genere, evitando disinvolte soluzioni fiscali, anche se appetibili, che potrebbero dar luogo poi a contestazioni da parte dell’amministrazione finanziaria». Con cui è utile mantenere un confronto costante.

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