Professione e Mercato

Nei giudizi della Consulta ammessi anche i cointeressati

di Guglielmo Saporito

La Corte costituzionale ammette, per la prima volta (ordinanza 111/2020), l’intervento di privati in un giudizio di costituzionalità, ampliando le categorie dei soggetti che possono interloquire in un giudizio sulle leggi.

Fino ad oggi, solo le parti già costituite nei giudizi che avevano sollevato dubbi di costituzionalità, potevano sostenere le loro tesi nel palazzo della Consulta.

Nel gennaio del 2020, modificando le norme sui giudizi, la presidente Marta Cartabia ha inserito due novità: la possibilità di intervento in giudizio di soggetti che abbiano un interesse specifico alla verifica di costituzionalità, e la previsione di “amici curiae”, cioè di soggetti esperti esterni che possano coadiuvare i giudici nei complessi accertamenti loro affidati.

Il caso concreto che ha generato l’attuale innovazione riguarda la realizzazione del viadotto che sostituirà il Ponte Morandi crollato a Genova, oggetto di una legge speciale (n. 130/2018): in tale norma, oltre ai poteri speciali per la costruzione dell’opera pubblica, è previsto (articolo 1 bis, commi 2 e 4) un indennizzo per i proprietari di beni ceduti o espropriati. Gli importi previsti (circa 2mila euro al metro quadrato, oltre a un assegno di sgombero di circa 80mila euro), posti a carico di Autostrade, non sono stati ritenuti congrui da diversi proprietari, che hanno approfittato della lite con la quale la società ha contestato al Governo la propria esclusione dalle opere.

Così, quando il Tar di Genova ha ritenuto seri i dubbi di costituzionalità della norma e nel dicembre 2019 ha investito della questione i giudici del Palazzo della Consulta, alcuni proprietari di immobili espropriati hanno chiesto di interloquire, esprimendo il proprio punto di vista sulla legittimità della legge n. 130.

Pur non avendo interesse agli aspetti esecutivi delle opere (appalti, esclusione della società Autostrade), i privati espropriati hanno chiesto di far valere il loro interesse a criticare l’intera architettura della norma, all’interno della quale si colloca la previsione di indennizzi a carico di Autostrade. Se infatti le eccezioni d’incostituzionalità ipotizzate dalla società concessionaria fossero accolte dalla Corte, verrebbe meno gran parte della logica che ha consentito l’inizio e l’avanzamento dei lavori, obbligando a una generale rilettura sia dei soggetti esecutori, sia delle procedure di esproprio. Gli stessi indennizzi forfettari, seppur più elevati aspetto alle altre opere pubbliche (per la drammatica necessità di intervenire subito, senza consentire il recupero di beni e valori), si potrebbero così elevare, adeguandosi ai danni reali.

Appunto questo rapporto tra le modalità di intervento pubblico e i diritti dei proprietari espropriati, ha indotto la Corte costituzionale a inserire i singoli proprietari nel giudizio già in corso, riconoscendo loro un «interesse qualificato, diretto e immediato al rapporto dedotto in giudizio». Un’eguale possibilità di intervento, fino a oggi, era stata negata ai sindacati (sentenze 159/2019 e 194/2018), ed eccezionalmente ammessa per l’Ordine dei giornalisti (37/2020) in materia di diffamazione. Ma ora le porte si aprono anche ai singoli interessati, per interessi fortemente personali, seppur sorti in situazioni che hanno coinvolto un’ampia comunità.

Corte costituzionale, ordinanza n. 111 del 2020

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