Professione e Mercato

Il Covid rilancia la corsa al litigation funding in Italia

di Michela Finizio

Gli studi legali italiani registrano negli ultimi sei mesi un incremento significativo di contatti da parte di alcuni fondi, con società potenzialmente interessate al finanziamento di contenziosi. A fare la differenza oggi è la presenza, nel mercato della giustizia italiano, di operatori internazionali strutturati che fanno questo di mestiere. Tra i quali il fondo OmniBridgeway che negli ultimi sei mesi si è impegnato a finanziare quasi 7 milioni di euro verso clienti italiani in cause internazionali (rispetto a circa un milione di euro nei sei mesi precedenti legati a un’unica azione collettiva).

Nell’ultimo report per gli investitori, pubblicato sul sito internet di OmniBridgeway, si registra la spinta al litigation funding nel 2020: le pratiche avviate nel mondo sono cresciute del 15% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Incluse due cause italiane: un arbitrato Icsid contro uno Stato straniero e l’azione collettiva europea per supportare le pretese dei membri delle principali associazioni degli autotrasportatori contro il cartello dei produttori di tir.

Arbitrati e lodi
«Abbiamo effettivamente assistito a un incremento delle richieste di contatto con i fondi sia per finanziamento di arbitrati, spesso anche già pendenti, sia in relazione all’esecuzione di lodi», conferma Laurence Shore, leader del focus team arbitrati internazionali di BonelliErede, uno dei primi studi legali ad aver attivato al suo interno un desk dedicato al third party funding.

A richiedere l’avvio di una due diligence da parte di investitori specializzati oggi sono anche società che avrebbero i mezzi per sostenere le spese legali, magari già coinvolte in cause internazionali, ma che in seguito all’emergenza Covid-19 hanno necessità di controllare la liquidità e frenare le uscite e, per questo motivo, decidono di esplorare la strada del finanziamento. In alcuni casi non sono all’inizio di un contenzioso, ma in corsa. In altri casi la vendita di un lodo favorevole oggi diventa più interessante di prima. Oppure, per ottenere l’esecuzione di una sentenza, ci si affida a un fondo per non aggravare ulteriormente i bilanci.

Operazioni che richiedono anni

In Italia il litigation funding trova terreno fertile in ambito fallimentare e negli arbitrati internazionali. «Crediamo sia un’opportunità - aggiunge Laurence Shore - magari per gli arbitrati già in corso, iniziati con una chiara disponibilità di risorse che però è ora venuta meno o che al momento può essere opportuno dirigere altrove». Sei mesi, però, è un periodo ancora breve per evidenziare una crescita del mercato. «Sicuramente sono aumentate le richieste ed è molto forte l’interesse dei fondi a trovare casi da finanziare, ma i loro criteri di selezione rimangono molto severi», conclude Shore.

L’avvio di una due diligence da parte di un fondo, infatti, non sempre si traduce in investimento. Anzi. Lo sa bene anche lo studio legale LCA che da un anno sta lavorando a un accordo per finanziare l’esecuzione di una sentenza italiana all’estero. «Speriamo di chiudere a breve - conferma Luciano Castelli, partner di LCA studio legale - ma queste operazioni richiedono anni per concludersi. In parallelo siamo al lavoro per finanziare anche una causa davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) e per far entrare un fondo in una proposta di concordato che prevede una domanda risarcitoria importante».

A causa della crisi economica in corso ci saranno sicuramente meno soldi in futuro per affrontare una controversia e il litigation funding può diventare molto utile in questa fase. «Ma i ritardi della giustizia, ulteriormente penalizzati dalla chiusura e dalle incertezze imposte dal coronavirus, sono un freno per lo sviluppo di certe operazioni in Italia», afferma Gian Paolo Coppola, partner di LCA studio legale. Le tempistiche sono, infatti, un fattore cruciale.

Le class action
In pratica, in Italia i contenziosi finanziati da soggetti terzi ancora si contano con il contagocce. «Il Covid rappresenta un’opportunità. Ma le operazioni “finanziabili”, con claim importanti, sono poche e non sempre è facile superare le resistenze dei clienti in relazione alle onerose fee richieste dai fondi», conclude Castelli.

All’orizzonte, poi, ci sono le class action, contesto ideale per il litigation funding. La nuova disciplina italiana doveva entrare in vigore il 19 aprile 2020, ma la sua applicazione è stata rinviata a novembre. Nel frattempo già si rincorrono i rumors di vittime della pandemia intenzionate a chiedere risarcimenti. Il Codacons sta raccogliendo le dichiarazioni di interesse di italiani che hanno subito danni dal Covid-19 nell’intento di unirsi a una causa avviata da uno studio legale Usa contro la Cina. OneEurope onlus ha lanciato la campagna di adesioni per promuovere una class action italiana contro chi potrebbe avere causato l’epidemia.

«Non ci sono ancora informazioni sufficienti. Però, per consentire ai fondi di investimento di valutare le probabilità di successo di queste azioni legate all’emergenza sanitaria e finanziarle ci vorranno probabilmente ancora diversi mesi», commenta Coppola.

Le operazioni

Domande in crescita

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