Civile

Commissioni in ordine sparso, inapplicata la norma sui dibattimenti a distanza

di Laura Ambrosi e Antonio Iorio

Con la conclusione oggi della pausa feriale, dovrebbero riprendere le ordinarie attività che caratterizzano il processo tributario. Il condizionale è d'obbligo perché in questi mesi il contenzioso fiscale, rispetto agli altri tipi di processo, è stato certamente quello maggiormente caratterizzato da incertezze, non solo normative ma anche – e soprattutto – operative e organizzative.

Il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (Cpgt) aveva emanato, nel periodo emergenziale, indicazioni abbastanza univoche esortando i presidenti delle commissioni di valutare la possibilità di:

1. tenere con le modalità a distanza (trattazione scritta mediante presentazione di memorie) le udienze camerali che non richiedevano la presenza dei difensori e delle parti nonché quelle originariamente iscritte con istanza di discussione in pubblica udienza per le quali i difensori vi avessero rinunciato espressamente;

2. precisare nell'avviso di trattazione che qualora non fosse intervenuta una rinuncia espressa alla richiesta di pubblica udienza già formulata, la causa sarebbe stata rinviata a data successiva al 31 luglio 2020.

Il fai da te
A fronte di tali indicazioni alcune commissioni tributarie si sono comportate in modo del tutto differente.

Così si è verificato che alcuni collegi hanno “imposto” la trattazione a distanza (cioè con deposito di memorie scritte) nonostante l’iniziale richiesta di pubblica udienza, cui le parti non avevano mai espressamente rinunciato; altre hanno dato
un termine per rinunciare alla pubblica udienza e in caso di silenzio la trattazione sarebbe
stata rinviata a nuovo ruolo; altre ancora, nell’avviso inviato alle parti hanno introdotto una sorta di silenzio assenso per la rinuncia della pubblica udienza e quindi senza un esplicito dissenso era automaticamente trasformata in udienza a distanza, non come teleconferenza, ma semplicemente attraverso memorie scritte da depositare per il collegio.

Vi sono stati poi casi di commissioni che hanno sistematicamente rinviato le udienze in cui era controparte l’agenzia delle Entrate perché aveva precedentemente comunicato (per asserite questioni organizzative conseguenti all’emergenza sanitaria) che nessuno dei propri funzionari avrebbe partecipato all’udienza.

Per inciso, sarebbe interessante verificare se questa (condivisibile) attenzione tanto da decretarne il rinvio, venga osservata anche quando analoghe decisioni siano assunte dalle parti private e non unilateralmente dall’agenzia delle Entrate.

In altri casi, i collegi hanno lodevolmente comunicato l’orario esatto di svolgimento, in modo che gli interessati potessero organizzarsi di conseguenza, assicurando così il distanziamento previsto.

Per analogo fine, altre commissioni facevano attendere fuori dalle aule, altre ancora fuori dagli uffici, con un addetto che avvisava dell’imminenza dell’udienza. Salvo poi, in alcuni casi, come si è detto, apprendere del rinvio perché l’agenzia delle Entrate non era presente!

L’emergenza
Sperando che da domani buona parte di tali questioni sia stata superata, sotto il profilo organizzativo la maggiore attesa nelle prossime settimane concerne l’effettivo avvio a regime delle udienze. In tale contesto, è senz’altro singolare che nonostante a differenza di altri processi in quello tributario esista già da quasi due anni una norma ad hoc per le udienze “telematiche”, a oggi ciò ancora non sia possibile.

Si pensi per tutti al processo penale, per il quale nell’arco di pochi giorni a seguito dell’emergenza Covid è stato possibile effettuare udienze in teleconferenza con giudici e parti interessate.

Udienze a distanza latitanti
In ambito tributario, invece, già il decreto legge 119/2018 aveva introdotto le udienze a distanza, attraverso sistemi di teleconferenza, rinviando le specifiche tecniche a uno o più provvedimenti.

Non solo: in occasione dell’emergenza sanitaria
(articolo 135 del Dl 34/2020) è stato previsto l’utilizzo del collegamento da remoto per le parti processuali, i giudici e il personale amministrativo.

Non è noto il perché di tale ritardo, ma sta di fatto che appare veramente singolare che dopo decreti, provvedimenti, pareri - consegnati anche agli organi di stampa, quasi a preannunciare un imminente avvio delle udienze in teleconferenza - ancora non sia possibile tale attività.

La circostanza non è di poco conto perché le problematiche sul distanziamento sociale ancora sussistono. Inoltre, poiché spesso nelle udienze si discute di svariate centinaia di migliaia (se non milioni) di euro, oltre che del futuro delle imprese e dei propri lavoratori, forse il processo tributario meriterebbe ben altra attenzione da parte degli organi competenti.

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