Civile

Shopping con false identità: danni per oltre 150 milioni

di Bianca Lucia Mazzei

Crescono le frodi creditizie realizzate tramite furto d’identità: nel 2019 ci sono stati oltre 32.300 casi per un danno stimato che supera i 150 milioni di euro. Rispetto al 2018 l’aumento è stato del 19,7% e nei primi due mesi di quest’anno c'è stato un'ulteriore incremento del 5%. È il quadro di un fenomeno sempre più diffuso quello che emerge dall’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio sulle frodi creditizie e i furti d’identità realizzato da Crif-MisterCredit, azienda specializzata in sistemi di informazioni creditizie. Solo il lockdown, con la drastica riduzione degli spostamenti e la chiusura della quasi totalità degli esercizi commerciali ha posto un freno temporaneo e fatto registrare un calo del 12,8% a marzo e aprile.

Come funziona

La truffa consiste nel fatto che dati personali e finanziari trafugati vengono utilizzati per ottenere prestiti o acquistare beni a scapito degli ignari titolari che, nella maggior parte dei casi, non sanno che qualcuno è in possesso e sta usando i loro dati. «Spesso la vulnerabilità è accresciuta da comportamenti a rischio delle vittime - spiega Beatrice Rubini, direttore della linea Mister Credit di Crif -, ad esempio con la disinvolta pubblicazione sul web e sui social di dati anagrafici e identificativi o informazioni che possono essere utilizzati per ricostruire false identità».

Le vittime

Sono gli uomini i soggetti più colpiti (il 61,2%), mentre per quanto riguarda il luogo di residenza delle vittime in cima alla lista c’è la Campania con quasi 5mila casi (il 14,5% del totale), seguita da Lombardia, Sicilia e Lazio . Gli incrementi maggiori si sono verificati però in Molise (+59,8%), Umbria (+25,9%) e Basilicata (+16,0%).

L’intero meccanismo si basa sull’acquisizione di informazioni e dati personali. In base ai dati Crif i frodatori usano soprattutto carte d’identità false o contraffatte (81,7%). Nettamente inferiore l’utilizzo di patenti (16,1%) e ancor meno quello di passaporti (1,8%) o permessi di soggiorno (0,3%).

Ma quando emerge la truffa? Il 53% viene alla luce entro sei mesi, ma per quasi il 23% ci voglio oltre tre anni. E più passa il tempo più è difficile risalire ai responsabili. Di solito la frode emerge perché i finanziamenti non vengono rimborsati o le rate di acquisto dei beni restano inevase. Ma ci sono anche casi di soggetti che chiedono di accendere un prestito e scoprono di non poterlo fare perché inseriti negli elenchi degli insolventi per finanziamenti che non avevano mai domandato. A questo punto parte la denuncia, la richiesta di disconoscimento dell’operazione.

Beni e importi

La metà delle frodi creditizie riguarda l’acquisto di beni e servizi. A far gola ai truffatori sono soprattutto gli elettrodomestici (il 32,6%), ma anche auto e moto (11,8%), computer e smartphone (8,6%), elementi di arredo (8,4%) e immobili (7,7%). Ci sono poi le frodi sulle carte di credito (30,7%), che stanno registrando una forte crescita dovuta sia al cambiamento nei comportamenti d’acquisto che all’incremento del ricorso all’e-commerce sotto la spinta della pandemia. Nell’ambito delle truffe sui prestiti personali (il 9,2% del totale) sta invece aumentando (+88%) il valore economico delle perdite stimate.

La maggior parte delle frodi riguarda comunque importi bassi. Il valore medio è di 4.650 euro, ma il 41,6% dei raggiri coinvolge importi inferiori a 3mila euro e il 20,3% non supera 1.500. Solo mel 18% dei casi si va oltre i 10mila euro.

La mappa dei finanziamenti fraudolenti

Gli illeciti e le conseguenze

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