Professione e Mercato

Giudici di pace, vuoto di tutele alla Corte Ue

di Patrizia Maciocchi

Il Tar di Bologna dubita che l’assenza di tutele assistenziali e previdenziali per i giudici di pace sia in linea con le norme Ue. Le stesse perplessità ci sono sulla possibilità di rinnovare automaticamente l’incarico, ogni quattro anni fino al compimento dei 68 anni, senza prevedere una trasformazione del rapporto nel tempo indeterminato, o, in alternativa, una sanzione effettiva o dissuasiva. Dopo la Cassazione e i Tribunali di Verona e di Sassari, anche il Tar (ordinanza 363) chiama in causa la Corte di giustizia in Lussemburgo per decidere su una richiesta di accertamento di un rapporto di lavoro pubblico, a tempo pieno o part-time, avanzata da un giudice di pace.

Per la sezione remittente c’è più di un’ombra sulla disciplina interna, sempre avallata dalla giurisprudenza, che non sarebbe in linea con la nozione di lavoratore disegnata dal diritto Ue. Per il Tar bolognese i giudici di pace svolgono, infatti, funzioni giurisdizionali del tutto assimilabili a quelle dei togati o, comunque, a quelle di un lavoratore alle dipendenze di una pubblica amministrazione.

I giudici amministrativi ricordano che, in base alla clausola 4 dell’accordo quadro sul lavoro a tempo parziale e al principio di non discriminazione, il diverso trattamento di un lavoratore part time rispetto a un lavoratore a tempo pieno comparabile, si può giustificare solo con “ragioni oggettive” e per questo non basta una norma generale. La disparità di trattamento deve rispondere a una reale necessità ed essere utile a raggiungere un obiettivo perseguito. E tra gli scopi non rientrano le considerazioni di bilancio. La sola qualificazione legislativa di «rapporto di pubblico servizio come rapporto onorario» non basta a escludere «né la sussistenza, di fatto e diritto, di un rapporto di lavoro subordinato, né giustifica discriminazioni a danno dei lavoratori pubblici a tempo parziale e/o determinato».

Ad avviso del Tar, la normativa discriminatoria non sembra avere altro obiettivo che quello di sfruttare una forza lavoro, a costi esigui, senza prevedere tutele previdenziali e assistenziali. Né ci sarebbe una garanzia di continuità del servizio. Lacuna alla quale si pone “rimedio” «con indebite, ingiustificate reiterazioni di rapporti di lavoro a tempo determinato».

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