Penale

Impugnazioni, se c'è incertezza sui termini va scelta la via più restrittiva

di Patrizia Maciocchi

Nel caso di incertezza della giurisprudenza sui termini utili per impugnare, la parte deve seguire l'orientamento più restrittivo per evitare di incorrere nella sanzione della decadenza. Un criterio che vale a maggior ragione quando, come nel caso esaminato, l'orientamento che estende di più la facoltà processuale non è quello dominante, ma rappresenta solo una delle due vie possibili, indicate dalla giurisprudenza, prima dell'intervento risolutivo delle sezioni unite. La Corte di cassazione, con la sentenza 10659, bolla come inammissibile il ricorso contro la decisione con la quale la corte d'Appello aveva considerato, a sua volta, inammissibile perché tardiva, l'impugnazione arrivata dopo la scadenza dei 45 giorni dal deposito delle motivazioni della sentenza, giunte entro i 90 giorni previsti. Nello specifico si trattava di un giudizio abbreviato in assenza dell'imputato. Un caso rispetto al quale, dopo l'intervento della legge 67/2014, che ha introdotto l'istituto dell'assenza passando un colpo di spugna sulla contumacia, si era creato un contrasto giurisprudenziale proprio rispetto ai termini per l'impugnazione. Due gli opposti orientamenti che si erano affermati, prima dell'intervento delle Sezioni unite, sugli effetti dell'abolizione della contumacia. Secondo il principio abbracciato dalla decisione impugnata, la notifica della sentenza emessa nel giudizio abbreviato non era più necessaria, mentre l'altra tesi sosteneva la necessità della notifica dalla quale sarebbe dovuto decorrere il termine per l'impugnazione e non dalla pubblicazione della sentenza. Il ricorrente avrebbe dovuto scegliere la via più restrittiva.

Corte di cassazione - Sezione VI penale - Sentenza 26 marzo 2020 n.10659

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