Penale

Falsificazione di moneta anche per la banconota fotocopiata

Francesco Machina Grifeo

Anche la semplice fotocopia di una banconota può far scattare il reato di spendita di monete false qualora le circostanze – scambio veloce ed al buio – siano tali da non permettere all'interlocutore un immediato riconoscimento della contraffazione. Lo ha stabilito la Corte di cassazione, sentenza n. 15122 di ieri, respingendo il ricorso di un uomo condannato (ex art. 455 c.p.) per aver consegnato a un fattorino di una pizzeria 100 euro falsi per pagare un conto di 17,30 euro.

"Benché la falsificazione fosse rudimentale – scrive la Quinta Sezione penale -, in quanto la banconota contraffatta consisteva in una semplice fotocopia, priva di filigrana e tagliata in modo irregolare", cionondimeno "il contesto in cui la stessa era stata consegnata in pagamento: per strada, in maniera frettolosa, in condizioni di luce precarie ha reso la condotta concretamente idonea ad ingannare il ricevente, che ha nutrito soltanto qualche sospetto, poi dissolto soltanto dall'esame attento della cassiera della pizzeria, che aveva altresì una maggiore consuetudine con le banconote".

Per la Suprema corte va dunque ribadito il principio secondo cui, "in tema di falso nummario, la grossolanità idonea ad integrare gli estremi del reato impossibile (art. 49 cod. pen,) ricorre solo quando il falso sia riconoscibile ictu oculi dalla generalità dei consociati, espressa dall'uomo qualunque di comune esperienza, ed il relativo giudizio va riferito non solo alle caratteristiche oggettive della banconota, ma anche, in considerazione del normale uso delle stesse, alle modalità di scambio ed alle circostanze nelle quali esso avviene". In definitiva, il reato è impossibile per inidoneità della condotta soltanto "allorché la grossolanità della contraffazione renda il falso così evidente da escludere la stessa possibilità, e non soltanto la probabilità, che lo stesso venga riconosciuto da una qualsiasi persona di comune discernimento e avvedutezza".

Corte di cassazione - Sentenza n. 15122 del 14 maggio 2020

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