Professione e Mercato

La protesta dei liberi professionisti, colpiti dalla crisi e con pochi aiuti

di Patrizia Maciocchi

La crisi economica colpisce duramente i liberi professionisti che vedono calare la loro produttività di oltre il 20%, a fronte di una media nazionale del 3,8 per cento. In 12 anni il settore ha perso oltre 13mila euro per ogni singolo professionista, rispetto ad una media che per tutti gli occupati che contribuiscono al Pil, è stata di 2384 euro. Sono i dati dello studio dell’osservatorio del Consiglio e della Fondazione nazionale dei commercialisti. Numeri sui quali pesa l’idea di vedere nelle libere professioni una sorta di ammortizzatore sociale: la via di fuga dalla crisi occupazionale grazie all’apertura di una partita Iva. Il risultato è stato un’offerta di servizi che supera di molto la domanda.

Il numero dei professionisti è lievitato, con un + 28% nel 2019 rispetto al 2007, nel contesto di un’economia nazionale in cui a crescere era la disoccupazione. Nello stesso periodo, l’occupazione complessiva aumentava, secondo l’Istat, appena del 2% a fronte di un calo dell’11% per liberi professionisti e autonomi. L’effetto è stato il crollo della produttività individuale.

Focalizzando l’attenzione sulle professioni economiche giuridiche e tecniche, il valore aggiunto per il singolo professionista è passato dai 71.302 euro del 2007 ai 57.573 euro del 2019, con una flessione del 19,3 per cento. Un dato ancora significativo se si considera che prima la produttività media del settore superava la media nazionale attestandosi al 113%, mentre dopo la crisi è scesa al 94 per cento. Un crollo generalizzato che è stato più contenuto per le professioni giuridiche ed economiche (-16,9%) che per quelle tecniche, che hanno fatto registrare - 20,4 per cento.

In questo contesto si inserisce la richiesta di attenzione al governo da parte dei professionisti, che oggi daranno vita dalle 10,30 alle 12,30 a una manifestazione di protesta figlia di questi tempi. In diretta streaming, in occasione degli Stati generali delle professioni italiane, 23 Ordini saranno uniti per lanciare il loro “Manifesto per la rinascita dell’Italia”.

L’obiettivo è quello di ottenere dall’esecutivo una modifica del decreto Rilancio, soprattutto riguardo alla possibilità di usufruire dei 600 -1.000 euro e dei contributi a fondo perduto. Ma non solo. Alla protesta via internet si unisce una proposta, un decalogo di suggerimenti a 360 gradi: dal diritto alla salute, a un potenziamento degli investimenti, dalla semplificazione normativa al principio di sussidiarietà, fino a un alleggerimento della pressione fiscale.

Dell’importanza dell’incontro è convinto il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Massimo Miani che chiede alla politica un cambio di passo abbandonando cliché anacronistici: «Percepire i professionisti come privilegiati fa parte di una visione obsoleta. L’esclusione dall’accesso al credito al fondo perduto è solo l’ultima dimostrazione di una disattenzione nei confronti di questo pezzo tanto significativo del mondo del lavoro».

Per Miani l’appuntamento di oggi sarà anche l’occasione per ribadire il contributo che il sistema degli ordini può dare per snellire la burocrazia, portando a casa il job act degli autonomi, delegando ai professionisti le funzioni proprie della Pa.

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